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ALATRI
È una delle città principali della Ciociaria e la terza della provincia per popolazione; è l'antica Aletrium, che fu uno dei centri principali del popolo italico degli Ernici. Nota soprattutto per l'acropoli preromana cinta da mura megalitiche, tuttora ben conservata, della quale risalta per imponenza la Porta Maggiore, possiede inoltre un significativo patrimonio di monumenti di notevole interesse architettonico e artistico, quali la chiesa collegiata romanico-gotica di Santa Maria Maggiore, la basilica cattedrale di San Paolo, le chiese di San Francesco e San Silvestro, il protocenobio di San Sebastiano, le ottocentesche fontane monumentali, il palazzo Gottifredo e il palazzo Conti-Gentili ornato da una grande meridiana murale.
La città di Alatri sorge su una collina bigemina nel cuore della Ciociaria, alle pendici dei Monti Ernici che costituiscono il confine naturale del Lazio con l'Abruzzo.
Il vasto territorio alatrense, pianeggiante a sud e montagnoso o collinoso per la parte restante, comprende anche l'isola amministrativa di Pratelle, compresa tra il comune di Collepardo e quello abruzzese di Morino, dove si registra l'altitudine massima di 2.064 m s.l.m. (Monte Passeggio); da qui degrada fino al minimo di 175 m della piana di Tecchiena, comprendendo nella sua estensione gran parte del bacino del fiume Cosa, affluente del Sacco che scorre ad est del centro cittadino in direzione nord-sud.
Secondo la Carta Geologica d'Italia redatta dal Servizio Geologico d'Italia il territorio alatrense è composto in gran parte da suoli di "calcari granulari bianco-giallastri con grosse rudiste caratteristiche del Senoniano": inoltre, alcune zone sono formate da calcari giallastri forse appartenenti al Miocene inferiore ed arenarie argillose o calcarifere e talora gessifere. Le aree più basse del territorio, come la valle del fiume Canariccio, sono formate da "tufi vulcanici" (pozzolana e peperino). Infine, parallelamente al corso del fiume Canariccio passa una frattura visibile nel terreno.
La presenza umana nel territorio di Alatri è accertata dal periodo calcolitico. In epoca storica la città è abitata dalla popolazione italica degli Ernici. Nel 380 e nel 362 a.C. gli Ernici entrano in conflitto con Roma. Nella successiva rivolta del 306 a.C. Alatri, rimasta fedele a Roma, ottiene di restare indipendente e conosce un periodo di benessere, che ha un culmine nel primo quarantennio del II secolo a.C. in coincidenza con la riorganizzazione urbanistica e amministrativa della città promossa dal censore Lucio Betilieno Varo. Nel 90 a.C. Alatri ottiene la piena cittadinanza romana. Si suppone che il Cristianesimo sia arrivato già nell'età apostolica, sebbene la presenza di cristiani nella città non sia documentata prima del 380.
Dopo la caduta di Roma la città subisce le invasioni barbariche e la sanguinosa guerra tra Odoacre e Teodorico. Nel 543 Alatri è saccheggiata da Totila e rimane completamente distrutta; l'anno successivo viene inclusa nel Ducato romano, soggetto all'autorità papale. Nel 1173 Alatri conquista l'autonomia comunale. Nel 1186 la città, durante le lotte del papato contro l'impero, è assediata dall'esercito di Enrico VI al quale riesce tuttavia a resistere. Nel Duecento il comune alatrino si espande a danno dei paesi limitrofi: sottomette Collepardo ed in seguito anche Trivigliano, e aggredisce Vico nel Lazio, che verrà assoggettata all'inizio del XIV secolo, quando anche Frosinone sarà costretta a partecipare al Parlamento di Alatri e fornire truppe al comune ernico. Un forte periodo di sviluppo economico, monumentale ed edilizio si ha con la nomina del cardinal Gottifredo di Raynaldo a podestà nel 1286.
La cattività avignonese del papato coincide con una fase di decadenza per Alatri, che nel 1324 viene conquistata da Francesco de Ceccano, cacciato due anni dopo. Nel 1357 le Costituzioni egidiane obbligano la città a restituire la signoria su Trivigliano al papato e quella su Torre ai Caetani. Durante lo scisma d'occidente la città è occupata dalle milizie papali e rimane forzatamente fedele a Urbano VI. Tuttavia, a seguito dell'ingresso in città di Onorato Caetani, che cattura quaranta nobili, gli alatrensi per difendersi da ulteriori scorrerie nominano i Conti signori della città. Nel Quattrocento il dominio sulla città da parte di re Ladislao I di Napoli (1408-1414) divide la città in fazioni. In seguito, salvo la breve signoria di Filippo Maria Visconti nel 1434, Alatri deve sottostare al diretto potere pontificio, che si fa più soffocante. Nel XVI secolo il Sacco di Roma e la successiva occupazione spagnola lasciano la città impoverita e a dover fronteggiare la peste. La situazione economica si aggrava anche a causa di lunghe lotte con i comuni vicini e delle occupazioni da parte di Cesare di Caietani prima, e di Ferdinando Alvarez de Toledo poi.
Una riorganizzazione sociale e religiosa viene promossa da Ignazio Danti, vescovo della città dal 1583, che istituisce il Seminario Diocesano. Il XVII secolo per Alatri è segnato da due terremoti e nuovamente dalla peste. Nel Settecento la città raggiunge gli ottomila abitanti; viene attuata una riforma delle istituzioni locali, e nel 1729 viene istituito il Collegio delle Scuole Pie.
Con la proclamazione della Repubblica Romana nel 1798 emerge in città un ceto dirigente filofrancese, abbattuto però, nel luglio 1798, da una ribellione che sfocia in un massacro. Nel riordino amministrativo della provincia pontificia di Campagna e Marittima (che cambia nome in Dipartimento del Circeo), Alatri diviene capo cantone di un vasto territorio. Dal 1809 al 1814 la città subisce il dominio dell'impero napoleonico, e la deportazione in Francia di molti dissidenti e del vescovo Giuseppe Della Casa.
La Restaurazione produce un periodo di incertezza politica; il fenomeno del brigantaggio testimonia l'arretratezza generale dello Stato pontificio, nonostante i tentativi di migliorare la situazione (come la realizzazione dell'acquedotto per volere di Pio IX). Con l'instaurazione della Seconda Repubblica romana, il patriota alatrense Sisto Vinciguerra viene eletto deputato alla Costituente.
In seguito all'unificazione della penisola, la popolazione raggiunge i tredicimila abitanti; vengono potenziati i servizi di assistenza ed ha inizio un vivace progresso. Fiorisce anche la vita letteraria e politica. Nello stesso tempo, con l'aumento della popolazione, l'area del centro abitato supera assai presto l'antica cerchia muraria. Nel 1917 l'inaugurazione di una ferrovia vicinale fa cadere l'isolamento in cui si trova la città.
Durante la seconda guerra mondiale la città subisce pesanti perdite umane e la rovina di molti monumenti e abitazioni. Nel 1941 nel territorio di Alatri viene istituito il campo di internamento delle Fraschette, che rimarrà in funzione fino al 1944. Dopo la guerra Alatri diviene una città florida economicamente, con un potenziamento delle attività commerciali.
L'acropoli - Civita
Il tratto sudorientale delle mura dell'acropoli
L'acropoli di Alatri è una vasta area sopraelevata posta nel cuore del centro storico, sulla cima del colle.
È di notevole interesse per le sue mura in opera poligonale, costituite da diversi strati di megaliti polimorfici che spesso raggiungono la lunghezza di 3 metri, provenienti dalla stessa collina e fatti combaciare perfettamente ad incastro senza l'ausilio di calce o cementi. Il perimetro delle mura è di 2 km.
L'acropoli, oltre alla rampa d'accesso, presenta due porte d'ingresso, la Porta Maggiore o dell'Areopago e la Porta Minore o dei falli. Su di essa sorge la cattedrale dedicata a san Paolo.
La Porta Maggiore è posizionata verso il tratto sudorientale dell'Acropoli all'opposto della porta dei falli posizionata verso ovest dove c'è l'ombra.
La cattedrale di San Paolo
Sulla sommità dell'acropoli, sul podio di un antico ierone (altare ernico) e sui resti di un tempio dedicato a Saturno sorgono rispettivamente la Basilica Cattedrale di San Paolo apostolo e l'attiguo Vescovado, risalenti al periodo altomedioevale: ne abbiamo notizie fin dal 930.
A seguito di un importante intervento di ristrutturazione effettuato nel corso del XVIII secolo, entrambi gli edifici si presentano al visitatore moderno con linee e forme settecentesche. La facciata della cattedrale, in pietra e laterizio, è stata realizzata assieme al campanile da Jacopo Subleyras tra il 1790 e il 1808 e mostra di ispirarsi al modello delle maggiori basiliche romane, per la presenza di un unico ordine di paraste a binati. Nel 1884 furono aggiunti l'attico e il timpano. La cattedrale venne dichiarata basilica minore da papa Pio IX nella sua prima visita in città nel 1850[7].
L'interno è a croce latina, a tre navate e con un lungo transetto sopraelevato in corrispondenza del presbiterio. Tra il materiale artistico di pregio custodito nel luogo sacro vanno annoverati i reperti di un pergamo cosmatesco risalente al 1222.
Il miracolo dell'ostia incarnata
Nella chiesa è conservata una particola di carne umana: per i credenti si tratta di un'ostia trasformatasi miracolosamente in carne nel XIII secolo.
Tale avvenimento, la cui veridicità venne riconosciuta dalla Chiesa cattolica tramite un mandatum papale inviato da Gregorio IX al vescovo Giovanni V (13 marzo 1228), viene altresì ricordato dai recenti affreschi presenti nelle cappelle laterali della chiesa.
Le mura
La porta San Benedetto e il torrione Brocchetti
Approssimativamente concentrica all'Acropoli, e costruttivamente analoga, è una seconda e più ampia cinta di mura, che costituisce lo sviluppo della città romana e medievale; lunga oltre due chilometri e ancora oggi quasi integralmente conservata, circonda il centro storico, caratterizzandosi per il perfetto innesto delle strutture murarie su un ambiente naturale impervio e caotico.
La datazione di queste mura è controversa. Tuttavia, secondo Filippo Coarelli[8], esse risalirebbero agli inizi del I secolo a.C., presumibilmente nel contesto delle lotte tra Gaio Mario e Silla, dopo la costituzione del municipio. La datazione è derivata da scavi condotti dallo studioso nell'originario terrapieno dietro la porta San Benedetto, e da un'iscrizione (CIL X 5806) in cui si commemora la costruzione delle mura curata dal quattuorviro Publio Betilieno Hapalo, magistrato municipale: il municipio fu istituito a seguito della guerra sociale.
Nel medioevo l'intero circuito, ad eccezione del tratto meridionale, già di per sé protetto da un duplice sbarramento megalitico, fu ulteriormente rinforzato con l'inserzione di alti torrioni quadrangolari, dai quali veniva esercitato il controllo sui territori circostanti.
Lungo la cerchia esterna delle mura, in corrispondenza dei tracciati viari più antichi ed importanti della città, si aprono cinque porte di accesso, in origine tutte concluse da architravi monolitici.
Architetture religiose
Collegiata di Santa Maria Maggiore
La chiesa collegiata di Santa Maria Maggiore risale al V secolo: fu edificata sulle rovine di un tempio pagano. L'attuale aspetto romanico-gotico si deve principalmente alle profonde modificazioni operate nel XIII secolo.
Dell'esterno va segnalato il grande rosone realizzato agli inizi del XIV secolo. Nella chiesa sono conservate pregevoli opere quali il gruppo ligneo della Madonna di Costantinopoli (XIII secolo), il Trittico del Redentore di Antonio da Alatri, la Vergine con il Bambino e san Salvatore (prima metà del XV secolo) e il fonte battesimale del XIII secolo.
Chiesa di San Francesco
Costruita tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XIV, si caratterizza per una struttura compatta, in stile gotico; la facciata presenta un portale archiacuto e un rosone a colonnine radiali. L'interno, in un'unica navata, venne ristrutturato in epoca barocca e conserva una nota Deposizione di scuola napoletana del Seicento, e un mantello risalente al XIII secolo attribuito a san Francesco d'Assisi.
La chiesa aveva annesso un contiguo convento, i cui ambienti sono attualmente adibiti a sala espositiva, e sono noti come il Chiostro. In un'angusta intercapedine dell'ex-convento si trova un affresco di notevole interesse raffigurante un Cristo Pantocratore al centro di un labirinto.
Chiesa di Santo Stefano e monastero dell'Annunziata
Costruita tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo con dimensioni limitate, la chiesa di Santo Stefano aveva inizialmente forme romaniche. Venne ristrutturata ed ingrandita nel 1284 per volontà del cardinal Gottifredo di Raynaldo secondo i caratteri dell'architettura gotica. Un'epigrafe resta a ricordare l'ampliamento: è scolpita in caratteri gotici su due lastre collocate sugli stipiti del portale; il testo è in versi leonini, ossia esametri e pentametri in rima ed è dedicata al cardinal Gottifredo.
Nel XVI secolo venne privata della navata di sinistra per la costruzione del Monastero dell'Annunziata, fortemente voluto dal vescovo Ignazio Danti e da lui stesso progettato nel 1586, ed ancora molto attivo (nel 1984 ha ricevuto la visita di papa Giovanni Paolo II). Successivi rimaneggiamenti nei due secoli seguenti hanno finito di snaturare il primitivo edificio medievale, lasciando intatto unicamente il portale trilobato, ricollocato tuttavia sul lato destro della chiesa così come il leone crocigero medievale posto sull'apice del timpano.
L'interno è tardobarocco e custodisce numerose opere d'arte tra le quali una pala del Seicento con i santi Stefano, Benedetto e Scolastica sull'altare maggiore, e sulla parete sinistra una tela raffigurante la Vocazione di Matteo dipinta nel 1739 da Filippo Palazzetti. Sul campanile della chiesa è installata una campana detta di San Benedetto risalente al VI secolo e che, secondo la tradizione, sarebbe stata donata da san Benedetto da Norcia al protocenobio di San Sebastiano, retto dal diacono Servando, durante la sua visita del 528.
Chiesa di San Silvestro
Ubicata nella zona delle Piagge, venne costruita tra il X e l'XI secolo in un'unica navata, alla quale nel 1331 vennero aggiunte la navata sinistra e la sagrestia. Mantiene ancora oggi le linee romaniche: l'austera semplicità della struttura esterna, la sobrietà dell'interno ed il soffitto a capriate lignee offrono al visitatore suggestioni dal sapore antico.
Notevole, per l'intensità di espressione e per la sua antica fattura, è l'affresco di San Silvestro con il drago del XII secolo, collocato sul lato destro dell'abside. Sul lato opposto immagini votive, rappresentazioni del Nuovo Testamento e successioni di santi, databili tra il XIII ed il XV secolo.
Dall'interno della Chiesa si può accedere alla cripta del IX secolo con volte a crociera e un affresco di Santo Benedicente, di fattura bizantineggiante.
Chiesa degli Scolopi
La Chiesa degli Scolopi fu realizzata tra il 1734 ed il 1745 su progetto del padre calasanziano Benedetto Margariti da Manduria ed è dedicata allo Sposalizio della Vergine.
La facciata, in travertino, è concepita come un organismo architettonico a sé stante, e reinterpreta motivi borrominiani; si dispone su due registri orizzontali attraverso un doppio ordine di lesene tuscaniche che inquadrano, al di sotto di un ampio timpano mistilineo, l'unico portale di ingresso con la sovrastante finestra centrale. La grande compostezza del prospetto si conclude con la sequenza verticale delle finestre incorniciate da larghe membrature aggettanti nelle sezioni laterali; queste, secondo l'originario progetto, non portato a compimento, dovevano terminare con due campanili gemelli.
L'interno, a croce greca, con terminazioni absidate, è dominato dalla tensione ascensionale delle lesene corinzie, raccordate fra loro da una trabeazione ininterrotta, su cui si impostano le grandi arcate a tutto sesto che sorreggono la cupola. Molto curata la monocroma decorazione a stucco delle superfici murarie, sulle quali risaltano per contrasto le grandi tele settecentesche, poste ad ornamento dei tre altari della chiesa: sull'altare maggiore troviamo lo Sposalizio della Vergine, dipinto nel 1731 da Carmine Spinetti, mentre sui due laterali trovano posto una Crocifissione del pittore veneto Benedetto Mora e un'opera non firmata raffigurante San Giuseppe Calasanzio, realizzata nella seconda metà del Settecento per celebrare il padre fondatore dell'Ordine degli Scolopi.
La chiesa, chiusa al culto, ospita esposizioni ed eventi di vario genere.
Architetture civili
Palazzi storici
Palazzo Conti-Gentili
Il Palazzo Conti-Gentili, edificio gentilizio che risale al XIII secolo, compone uno dei lati della piazza Santa Maria Maggiore, ed è saldato su di un fianco alla chiesa degli Scolopi, con la quale condivide gran parte della sua storia recente: per oltre due secoli è infatti stato sede del Collegio delle Scuole Pie, retto dal 1729 ed il 1971 dalla comunità religiosa dei Padri Scolopi. Non conosciamo i primi proprietari del palazzo, sono noti però quelli successivi, i Tuzi e i Conti.
Della struttura duecentesca, e del profondo porticato terreno che la connotava, non rimane che il grande portale archiacuto d'ingresso. La veste attuale del prospetto si deve infatti ad un'opera di ammodernamento dei piani inferiori voluta dall'allora proprietario Giovanni di Francesco Tuzi, detto Turco, nel 1532, cui fece seguito la ristrutturazione degli ordini superiori intrapresa dall'erede Carlo di Francesco Conti, che tra il 1580 ed il 1583 trasformò lo stabile in un'elegante dimora rinascimentale.
Passato al Comune nel 1721 per volontà testamentaria del nobile Giuseppe Conti e della consorte Innocenza Gentili, subì ulteriori trasformazioni che adeguarono l'intero complesso al nuovo ruolo di Palazzo degli studi.
La storica Biblioteca del Palazzo conserva testi di storia locale ed antiche pergamene, tra cui una copia membranacea degli Statuti alatrini del 1582. Presso le antiche sale del Liceo-Ginnasio si trova inoltre un piccolo museo che vanta tra l'altro una pregiata sfera armillare priva di un sistema planetario interno firmata da Giacomo Lusverg a Roma nel 1669.
La grande meridiana presente sulla facciata del palazzo è opera di Angelo Secchi, ed è stata realizzata nel 1867. L'orologio permette di determinare, nei limiti compresi tra le ore dieci e le ore sedici, sia il tempo vero, evidenziato dai segmenti rettilinei, sia il tempo medio, individuato dalle figure a forma di otto.
Attualmente nel Palazzo hanno sede il Liceo Classico, erede del Collegio, il Liceo Linguistico e il Socio-psico-pedagogico, e - al piano terreno - la biblioteca comunale Luigi Ceci, l'anagrafe, il centro studi Pietrobono e il cineauditorium. Nel 2005 vi è stata istituita una sede distaccata della Facoltà di Giurisprudenza dell'università di Roma La Sapienza, il seminario giuridico Riccardo Orestano.
Palazzo Gottifredo
Concepito nella più totale autonomia dalle consuete forme tipologiche dell'architettura medioevale alatrina, questo edificio, imponente nella sua altezza, è stato costruito intorno alla metà del XIII secolo come residenza del cardinal Goffredo di Raynaldo, ricco feudatario alatrino e dotto diplomatico pontificio durante gli anni della lotta anti-imperiale.
Il disegno del palazzo è espresso dalla fusione tra due robuste case-torri, diverse per stile ed epoca di costruzione, collegate fra loro da un ampio corpo longitudinale, che si snoda con un profilo sfaccettato per gran parte del corso Vittorio Emanuele. Le notevoli difformità stilistiche sono rese evidenti, oltre che dalla diversa ornamentazione dei due ingressi principali, anche e soprattutto dalla diversa disposizione delle aperture superiori: assai irregolari e rade nella più antica torre angolare, alquanto ordinate e strutturalmente più organiche nei restanti corpi di fabbrica. L'interno è in parte compromesso dal crollo delle grandi arcate ogivali che sostenevano il settore centrale della copertura.
Palazzo comunale
L'edificio originario venne innalzato nella prima metà del XII secolo, e fu in seguito ristrutturato nel 1395 e poi nel 1558. Tra il 1863 e il 1870 ha assunto le attuali forme neoclassiche per opera dell'architetto Raffaele Boretti. Un orologio concludeva in alto la facciata dell'edificio, ma è andato distrutto sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Palazzo Grappelli.
Si tratta di un possente edificio risalente al XIII secolo, munito di torre. Noto anche come Palazzo Patrassi o Patrassi-Grappelli, dal nome dei primi proprietari, fu un importante punto di riferimento per la vita politica della città durante l'età comunale. Nel XVII secolo venne ampliato per volontà di Paolo Grappelli. Alla famiglia alatrense dei marchesi Grappelli appartiene il celebre jazzista Stéphane Grappelli.
Palazzo Amore e Stampa
Risalente anch'esso al XIII secolo, il Palazzo Amore e Stampa deve l'attuale aspetto alla radicale ristrutturazione del 1855. L'aspetto originario dell'edificio ci è suggerito dalle bifore tamponate e dagli arcate ogivali al piano terreno.
Fontane monumentali
Fontana Pia
La monumentale fonte, inaugurata nel 1870 e dedicata a papa Pio IX in segno di gratitudine per il cospicuo contributo in denaro elargito alla città nel 1863 per la realizzazione di un nuovo acquedotto, è opera dell'architetto Giuseppe Olivieri. La semplicità degli elementi linguistici, desunti dalla tradizione medievale, è posta al servizio di una più complessa struttura dichiaratamente scenografica, che pur nelle non grandi dimensioni appare deliziosa per finitezza tecnica ed elaborazione; intenso il dinamismo che dalla grande vasca quadrangolare della base raggiunge attraverso la struttura elicoidale dei delfini annodati i due catini con teste leonine, confezionando un leggiadro gioco d'acque.
La fontana Antonini
Collocata nel rione Spidini, proprio davanti la chiesa di San Gabriele, venne costruita nel 1869. Come riportato dall'iscrizione centrale le spese furono a carico del conte Filippo Antonini, gonfaloniere della città che ne affidò il progetto all'architetto Giuseppe Olivieri. La fontana ha un prospetto strutturalmente semplice e richiama i portoni dei palazzi circostanti: tutto è raccolto entro il motivo classico dell'arcata a sesto pieno, a cui obbedisce ogni altro elemento della posata composizione. Esplicita appena la costruzione allegorica, direttamente ispirata all'araldica degli Antonini, di cui si avverte il ricordo nella chiara allusione a draghi che gettano acqua e alle numerose stelle a otto punte che interrompono la ghiera ed i piedritti dell'arco.
Fontana di Porta San Pietro
Contemporanea alle altre due fontane monumentali della città, fu anch'essa progettata dall'architetto Giuseppe Olivieri, dopo la costruzione dell'acquedotto di Trovalle, inaugurato il 27 dicembre 1866 in questo stesso luogo con una fonte provvisoria. Essa ha un tono semplice e dimesso con il rilievo smorzato dal telaio centrale, atto a raccordare la grande vasca antistante con le due volute che racchiudono la ricca decorazione dello stemma alatrino. La nitidezza del travertino dai toni caldi e preziosi, l'eleganza estrema di ogni particolare abilmente scalpellato, fanno di questa fonte un piccolo ma senza dubbio raffinato capolavoro.
Nel territorio
Grancia o Castello di Tecchiena
Sorge alle pendici del piccolo colle Monticchio, sul quale, intorno all'XI secolo, sorsero per volontà del popolo di Alatri alcune fortificazioni. Continue contese con la vicina Ferentino, sfociate in autentiche azioni belliche, indussero nel 1245 papa Innocenzo IV a privare il comune alatrino di qualsiasi diritto su ciò che restava del castello, incamerando l'area di Tecchiena nei beni della Chiesa e rivendendola successivamente (nel 1395) ai Certosini di Trisulti. I monaci fondarono una vera azienda agricola che nella seconda metà del XVIII secolo fu trasformata nell'attuale complesso della Grancia (granaio), che gestirono fino agli inizi del Novecento. La struttura consta di più corpi riuniti da linee settecentesche che hanno saputo fondere edificio e paesaggio. Nei pressi del complesso sono visibili alcune rovine dell'antico castello.
Badia di San Sebastiano
Edificio di grande suggestione, la sua costruzione risale alla fine del V secolo per volere del prefetto delle Gallie Liberio, che la affidò all'abate Servando; in origine il complesso ospitò una delle più antiche comunità cenobitiche d'Occidente, tanto che non è da escludersi che proprio in questo sito abbia avuto stesura la "Regula Magistri", alla quale si ispirò san Benedetto da Norcia che qui soggiornò nel 528. Oggi il monastero appare come una suggestiva opera architettonica dalle linee medievali, con decorazioni duecentesche raffiguranti la vita di Cristo e della Madonna.
Convento dei Padri Cappuccini
Chiesa di Portadini
Chiesa della Donna
La chiesa della Donna si trova sulla Strada Statale 155 di Fiuggi, nel punto dove da questa si diparte la via che conduce al centro di Alatri. Fu costruita sul finire del XIII secolo ma il suo aspetto risente di interventi del XVIII secolo e poi del XIX, quando l'ingresso venne spostato dal lato che guarda verso Alatri a quello opposto, sulla Statale, e fu realizzata l'attuale facciata neogotica. All’interno vi è ancora traccia delle arcate gotiche presenti in origine, sebbene il soffitto, settecentesco, si presenti oggi costituito da una struttura cassettonata policroma con finte capriate. Il presbiterio è coperto da una volta a carena a cassettoni decorati da rosette. La cantoria, posta al di sopra dell'ingresso, è coperta da una volta a crociera affrescata con un cielo stellato. Degli antichi dipinti votivi della chiesa ci sono giunti una Madonna in trono con Bambino e quattro figure di Santi, e a destra dell'ingresso un affresco attribuito ad Antonio da Alatri raffigurante una Vergine, il Bambino e San Giovanni Battista.
Chiesa della Maddalena
Dedicata dal 1196 alla Maddalena penitente, sorge nelle vicinanze del centro di Alatri, ai piedi del monte Sant'Angelo in Formis, nel luogo anticamente adibito a lebbrosario. La chiesa, sobria ed essenziale, fu costruita alla fine dell'XI secolo. Sulla facciata, preceduta da un portico, spicca il portale lunettato, sormontato da una stretta monofora ampiamente strombata.
L'interno, in un'unica navata, è costituito da tre grandi archi che sorreggono il tetto. Sulle pareti si conserva un'interessante serie di pitture ad affresco quattrocentesche, rappresentanti santi e sante, opera probabile del pittore locale Antonio da Alatri.
Il tema iconografico dominante è costituito dalla figura di Maria Maddalena, replicato più volte all'interno della chiesa. Sulla parete destra della chiesa, è invece, raffigurato il trecentesco affresco di un santo vescovo, seguito dalla figura di san Pietro della prima metà del Cinquecento e la quattrocentesca raffigurazione della Trinità vicino all'ingresso. Il ciclo pittorico viene concluso dalla figura panneggiata della Madonna col Bambino, dipinta nell'ambito del presbiterio. Sulla parete d'ingresso della chiesa si trova un grande quadro dipinto da Raffaele Zappelli nel 1877 raffigurante san Cristoforo e il Bambino Gesù.
Chiesa della Madonna della Sanità
È una cappella situata nella zona di Colleprata. Conserva una Madonna idropica e altri tre affreschi: un Cristo, una Maddalena e un San Sebastiano, del Maestro della Madonna di Alvito.
Chiesa delle XII Marie
È una tipica cappellania rurale, situata fuori dell'abitato, costruita nel tardo Trecento a partire da una primitiva piccola cona. La chiesa, ad unica navata, è particolarmente interessante per la teoria di Santi e Sante e per le dodici raffigurazioni mariane che ne adornano le pareti e danno il nome alla chiesa, attribuite alla mano del pittore tardo-gotico Antonio da Alatri.
Entrando, sulla parete sinistra, si può ammirare oltre ad una Madonna col Bambino e un Sant'Antonio Abate, un'altra immagine della Vergine affiancata da una duplice raffigurazione di san Leonardo dall'inconfondibile attributo dei ceppi; accanto, la figura inginocchiata del committente. Ad altra mano appartengono invece le figure di san Giovanni Battista, di Cristo nel Sepolcro e di san Floriano, poste sulla parete di fondo. Nella piccola icona, invece, nel riquadro che accoglie una Madonna col Bambino tra i santi Giovanni Evangelista e Sisto I papa e in quelli che accolgono la Vergine col bambino e una figura di santa orante, prevale decisamente lo stile senese. Sulla parete sinistra, ancora le raffigurazioni del pittore Antonio di Alatri con tre Vergini col Bambino insieme a santa Caterina d'Alessandria, santa Lucia e san Giovanni Battista. Infine, sulla parete d'ingresso trovano posto le ultime due immagini della Maternità di Maria.
Scavi archeologici presso Monte Lungo
Negli anni settanta, presso la collina di Monte Lungo vennero segnalate da un contadino locale alcune pietre intagliate che ricordavano le costruzioni delle mura dell'Acropoli. Scavi successivi guidati dalla Soprintendenza della regione Lazio, in associazione con l'archeoclub locale, portarono alla luce resti di muraglie del tutto simili a quelle delle città saturnie, appartenenti al gruppo della "prima maniera". Varie sono state le ipotesi, pubblicate peraltro nel 1988[12], dal paese gemello all'avamposto militare: la opzione che oggi si ritiene la più probabile è legata alla mancanza di organicità delle mura e sottolinea come in realtà possa trattarsi di alcune prove fatte dai costruttori prima di accingersi alla fondazione della città.
Informazioni:
Distanza dal capoluogo (Km) 14
Abitanti 25.029
Altitudine (mt. slm) 502
Superficie territorio (Ha.) 9.684
Prefisso telefonico 0775
C.A.P. 03011
Collegamenti:
Scalo ferroviario Frosinone Km. 14
Casello autostradale Frosinone Km. 15,5
Telefoni utili:
Proloco Via Cesare Battisti
0775.435318
Uffici comunali Piazza S.Maria Maggiore
0775.434544
Sito Web :
www.comune.alatri.fr.it
fonti usate per la stesura di questo testo: Wikipedia - APT Frosinone - Provincia di Frosinone