Collepardo - AIRONEINFORMA

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COLLEPARDO


Collepardo paese del Lazio meridionale, in provincia di Frosinone, situato nel cuore dei "Monti Ernici" a 20 km dal capoluogo e a 90 km da Roma.


Circondato da mura castellane e da torrioni in gran parte diruti, giace a forma di gigantesco clavicembalo su una isolata collina a 631 m. sul livello del mare.

La natura lo ha dotato di "vedute suggestive ed indimenticabili che vanno dal superbo al solenne, dal sereno all'orrido vicendevolmente".

Incerta la sua fondazione anche se ormai la sua tradizione vuole che essa sia da datare al V sec. dopo Cristo, quando, secondo una tradizione non suffragata peraltro da documenti storici, alcuni cittadini della vicina Alatri, per sfuggire alle feroci stragi delle orde barbariche di Totila, si rifugiarono in località ora denominata "Castello di Trisulti" circondata da vergini foreste e ricca di sorgenti d'acqua.

Pare che la presenza in tali foreste di numerosi gatti selvatici o gattopardi sia la causa che abbia dato origine al nome COLLEPARDO (colle del gattopardo).

Lo stemma araldico del Comune reca infatti l'effige di un felino  che si disseta in un torrente.
Quivi sorsero le prime capanne (o case) abbandonate in seguito da quella gente per trovare spazio più ampio e comodo in località detta ADRAGONE o ATRICONE.

Nel secolo VII infine, cessato il pericolo delle invasioni barbariche, la comunità si trasferì definitivamente nel luogo dove ora sorge l'attuale paese. Ma la minaccia di nuove invasioni non tardò a ripresentarsi.

I bellicosi Saraceni, avidi di nuove conquiste, si spinsero verso il Nord fino a Roma. Collepardo si cinse allora di mura e di torri possenti che resero il paese un baluardo inespugnabile.

La presenza nel territorio collepardese di avanzi di mura pelasgiche ha fatto supporre a qualche storico che fin dai tempi più remoti fosse quivi insediata una piccola comunità alatrina e che lo stesso territorio fosse un tempo di appartennenza del comune di Alatri.
A suffragare tali ipotesi sta il fatto che, nel corso dei secoli, Alatri ha sempre accampato pretese sul territorio di Collepardo e promosso continue lotte
armate per il suo possesso. Nel 1241 la potente vicina riuscì ad avere ragione del piccolo borgo il quale peraltro mal sopportò il gioco impostole: si negavano il pagamento delle collette, la fornitura di mitili e le contribuzioni umilianti per le feste patronali.
Vari furono i tentativi di sottrarsi alla giurisdizione di Alatri specialmente dal 1405 al 1415 quando Collepardo seguì il re di Napoli Ladislao d'Anglò Durazzo impegnato contro Alatri che si era alleata con il Papa.

A seguito della morte del Re l'irrequieto Castello dovette soggiacere di nuovo alla sua rivale. Ma con l'elezione a Papa del cardinale Oddone Colonna che prese il nome di MARTINO V, il territorio di Collepardo fu da questi concesso in feudo al nipote Antonio Colonna il 1 febbraio 1427. In tal modo Collepardo si sottaeva per sempre all'odiato dominio di Alatri anche se le diatribe continuarono violente per la delimitazione dei confini tra i due Comuni.
Tornava così in mano ai Colonna quel territorio nel quale già possedettero il famoso "Castello di Trisulti" da essi stessi distrutto nel 1300 perchè divenuto ricetto di pericolosi briganti.

Nel 1500 infine il paese fu ceduto ad un ramo de TOLOMEI di Siena che, scacciati da quel Comune a seguito delle lotte intestine che tormentavano quella città, si trasferì a Collepardo e, imparentatisi con
i Lattanzi, si sostituì ai precedenti signori.

Fonte: www.grottedicollepardo.it




Da vedere in Città

La Certosa di Trisulti: Fu edificata nel 1204 grazie a papa Innocenzo III. Sulla porta d'ingresso è affisso un quadro in cui è rappresentata la scena della fondazione della Certosa, il cui aspetto attuale ha subito una serie di modifiche nel corso degli anni. Al suo interno troviamo diversi ambienti come: il palazzo di Innocenzo III, la chiesa di S. Bartolomeo in stile gotico-romano, il Chiostro con i suoi portici risalenti al XVII-XVIII secolo e la Farmacia in stile settecentesco, dove i monaci del luogo, preparono con le erbe dei loro giardini i vari liquori che vendono poi nella vicina liquoreria della Certosa.

Santuario delle Cese: Il nome delle "Cese," risale alla seconda metà del XIII secolo e potrebbe derivare dal latino "Caedo" (tagliare), o forse deriva da "Ze-Esa," una divinità pagana.
Nel XVII secolo il santuario fu ampliato assumendo l'aspetto attuale, ma per realizzare tale ampliamento fu necessario traspostare l'affresco della Madonna nella "Certosa di Trisulti,". Oggi l'immagine della Vergine, è conservato gelosamente

Monastero di S. Domenico e di S. Nicola: I resti del Monastero di S. Domenico sono situati vicino alla Certosa di Trisulti, fondato da S. Domenico da Foligno, monaco benedettino. Sull'opposto versante della vallata, vi è il Monastero di S. Nicola

Il centro storico: presenta un aspetto tipicamente medioevale e il paese con le sue case, vie e piazzette si presenta raggruppato presso il Palazzo Comunale ed alla Chiesa parrocchiale, dedicata a S. Salvatore protettore del paese. La chiesa presenta al suo interno tre ampie navate dalle volte a botte. Le colonne portanti e le relative arcate, sono in pietra. Oltre all'altare principale centrale vi erano nove altari, oggi ne sono rimasti solo quattro risalenti, vi è poi una Cappella, adibita a Battistero
Il Giardino Botanico "Flora Ernica": Si tratta dell'unico giardino botanico di flora appenninica del centro Italia, esso annovera circa 400 specie di piante spontanee, appartenenti alla flora dei Monti Enici
Il museo delle Erbe: Il museo delle Erbe, risale a circa 30 anni fa e contiene oltre a numerose specie di piante officinali e non

Le Grotte di Collepardo: Le Grotte sono chiamate anche "Grotte dei Bambocci", per le particolari forme umane ed animalesche delle stallattiti e stallagmiti, o "Grotte Regina Margherita", in seguito alla visita della Regina nel 1904. Le grotte, sono situate a circa 30 metri al di sopra del torrente "Fiume", e sono molto importanti anche dal punto di vista paleontologico

Il Pozzo D'Antullo: E' una singola rarità naturale, profonda 60m e larga 30m, il cui fondo è molto probabilmente legato alle Grotte di Collepardo, attraverso i vari cunicoli sotterranei. Il Pozzo si è creato in seguito allo sprofondamento della volta di una cavità sotterranea, cavità che ha la forma di una campana con la circonferenza inferiore molto più ampia di quella superiore


Informazioni:
Distanza dal capoluogo (Km) 20
Abitanti 903
Altitudine (mt. slm) 586
Superficie territorio (Ha.) 2.507
Prefisso telefonico 0775
C.A.P. 03010

Collegamenti:
Scalo ferroviario Frosinone Km. 21
Casello autostradale Frosinone
Km. 22,5

Telefoni utili:
Proloco Via d'Alatri 14
0775.47012-47192
Uffici comunali Piazza L. Liberatori 1 0775.47021-47325

Sito Web:
www.collepardo.it



CERTOSA DI TRISULTI


Una prima abbazia benedettina fu fondata nel 996 da san Domenico di Foligno: di essa restano alcuni ruderi a poca distanza dall'odierno complesso. L'abbazia attuale fu costruita nel 1204 nei pressi della precedente, ma in un sito più accessibile, per volere di papa Innocenzo III dei Conti di Segni e fu assegnata ai Certosini. La chiesa abbaziale di San Bartolomeo fu consacrata nel 1211.
Il nome Trisulti deriva dal latino tres saltibus che è il nome con cui veniva chiamato un castello del XII secolo gestito dai Colonna e che dominava i tre valichi (i "salti") che immettevano rispettivamente verso l'Abruzzo, verso Roma e verso la Ciociaria. Tale castello è andato distrutto, ne rimangono alcune rovine. In seguito il nome si estese a tutta la zona situata su tre appendici (tres saltibus) del monte Rotonaria.
Il complesso nel corso dei secoli è stato ampliato e modificato più volte, e si presenta attualmente con forme essenzialmente barocche. Nel 1947 è passato alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari.

Architettura ed arte

Per entrare nella certosa, racchiusa da mura, bisogna varcare il grande portale sormontato da un busto di San Bartolomeo, opera di Jacopo Lo Duca, allievo di Michelangelo. Sopra di esso si apre una caditoia che rievoca lotte di altri tempi.
Nel piazzale principale si trovano l'antica Foresteria romanico-gotica detta Palazzo di Innocenzo III, che si caratterizza per il portico e la terrazza e che ospita un'antica biblioteca (36.000 volumi), e la chiesa di San Bartolomeo.

La chiesa di San Bartolomeo

La chiesa è dedicata alla Vergine Assunta, a San Bartolomeo e al fondatore dei certosini san Bruno ed è stata più volte rimaneggiata, cosicché all'originaria struttura gotica si è sovrapposto un impianto decorativo barocco; la facciata è del 1798 ed è stata realizzata dall'architetto Paolo Posi.
L'interno è suddiviso da un'iconostasi in due parti: quella dei conversi e quella dei padri, conformemente alla tradizione certosina. Alla base dell'iconostasi trovano posto le tombe di due cavalieri delle Crociate. Notevoli i due cori lignei: uno, del 1564, è opera del certosino Mastro Iacobo, mentre l'altro è stato realizzato nel 1688 per opera del certosino Frate Stefano. Nella chiesa sono conservate pregevoli opere pittoriche di Filippo Balbi, tra cui un dipinto sulla strage degli innocenti.
Gli affreschi della volta, raffiguranti una Gloria del Paradiso, sono stati realizzati da Giuseppe Caci nel 1683; sua è anche la pala d'altare che raffigura una Madonna in trono con il Bambino e i santi Ambrogio ed Agostino.

La Farmacia

L'antica farmacia del monastero, del XVIII secolo, è costituita da vari ambienti su due livelli; è decorata con realistici trompe-l'œil di ispirazione pompeiana e presenta arredi settecenteschi. Segue lo stile pompeiano in voga sul finire del Settecento anche la decorazione della volta a crociera della sala principale, realizzata da Giacomo Manco. Il salotto d'attesa è detto salottino del Balbi: anch'esso è stato decorato - in maniera molto originale - dal pittore napoletano; il dipinto che ritrae frate Benedetto Ricciardi, all'epoca direttore della farmacia, si distingue per l'elevato realismo e la complessa costruzione prospettica.
Nella farmacia si possono vedere i vasi in cui erano conservate le erbe medicamentose e i veleni estratti dai serpenti.
Interessante il giardino antistante la farmacia in cui le siepi di bosso ripropongono forme animali: un tempo era l'orto botanico.

Fonte. wikipedia

 
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