Falvaterra - AIRONEINFORMA

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FALVATERRA


  La Valle del Liri e del Sacco è chiusa dai monti Lepini, Ausoni ed Aurunci da un lato, gli Ernici, le Mainarde e i Monti della Meta dall'altro. La valle fu occupata, nei tempi, dapprima dagli Ernici, poi dai Volsci e infine dai Sanniti per non parlare dei più antichi e quasi mitici popoli, come gli Ausoni. Questi popoli delle montagne dell'interno, a ondate successive si spinsero ad occupare i ricchi pascoli delle pianure, scontrandosi inevitabilmente con le popolazioni di agricoltori sedentari: i Latini e i Campani.

Alla spinta delle popolazioni sopra citate farà fronte l'espansione organizzata e razionale di Roma (a partire dal V secolo a.C.), che sarà infine vittoriosa, ma solo dopo una lunga e durissima lotta.
Fra le popolazioni che occuparono la zona furono i Volsci, i quali fondarono nella valle del Liri alcuni centri, fra cui Fabrateria Vetus (presso l'attuale Ceccano) e la più antica Fregellae (presso l'attuale Roccadarce). I Volsci costituirono un grosso pericolo per Roma nel corso del V secolo a.c., ma nel IV secolo, un'altra popolazione invade la zona: si tratta dei Sanniti, che distrussero la Fregellae volsca poco prima della metà del IV secolo.   

Successivamente, nel 328 a. C. fu fondata la Fregellae romana, colonia di diritto latino, presso la confluenza del Liri con il Sacco, anche per contrastare l'avanzata delle truppe sannite, e la città assunse una rilevante importanza politica, economica, militare e culturale. Proprio per questa importanza la colonia venne distrutta e rasa al suolo dai romani nel 125 a. C., in quanto Fregellae era la capofila delle colonie latine che reclamavano la concessione della cittadinanza romana con il relativo godimento dei diritti. La struttura urbana di questa città sta venendo alla luce grazie ad una serie di campagne di scavi dirette dal 1978 dal Prof. Filippo Coarelli dell'Università di Perugia. Una parte delle strutture scavate è stata oggetto di un'operazione di valorizzazione del patrimonio culturale, che ha portato, fra l'altro, alla creazione del "Parco Archeologico di Fregellae".   

Subito dopo la distruzione di Fregellae fu costruita Fabrateria Nova, un'altra colonia a poca distanza dalla prima. Essa è situata poco prima della confluenza del fiume Liri con il Sacco (antico Trerus o Tolerus), sull'attuale territorio di San Giovanni Incarico, in località nota come "La Civita": era questa una zona priva di difese naturali, nell'area adesso compresa tra il Liri e il lago di San Giovanni.
Fabrateria Nova fu fondata nel 124 a.C., un  anno dopo la distruzione di Fregellae, forse in parte anche con i superstiti di questa città, e gli abitanti della nuova colonia presero il nome di Fabraterni Novi.
Questa colonia, sorta fin dall'inizio come una città di dimensioni modeste, a controllo di due ponti della Via Latina, rimase in secondo piano durante l'età imperiale, molto lontana dal protagonismo assunto dalla Fregellae d'altri tempi.
Con le invasioni barbariche, intorno al 580 FabrateriaNova, insieme ad altre città, tra le quali Atina ed Aquino, fu distrutta dai Longobardi per estendere i propri confini sul fiume Liri. Negli ultimi anni le ricerche dell'Università di Perugia, in collaborazione con l'Accademia Americana di Roma, si sono rivolte anche allo scavo della colonia di Fabrateria Nova, centro che rappresenta l'erede diretto di Fregellae.

In seguito alla distruzione, una parte dei cittadini superstiti si ritirarono sul vicino sperone di un estremo lembo dei monti Lepini affinché da quella posizione potessero difendersi più agevolmente nell'avvenire. Gli abitanti di questo luogo vollero perpetuare il nome di Fabrateria che, dal medioevo, con l'affermarsi della lingua volgare, subì diverse evoluzioni (Fabraterra, Falvatera) sino all'attuale nome di Falvaterra.
Nel periodo successivo, Falvaterra, insieme ad altre realtà urbane circostanti, costruite da altri gruppi di esuli fabraterni,  quali Carica (l'attuale San Giovanni Incarico) e Insula Pontis Solarati (l'attuale Isoletta) entrarono a far parte del territorio sotto il dominio longobardo e in particolare del ducato di Benevento, uno dei più importanti della storia longobarda in Italia.

Nel primo periodo del feudalesimo, Falvaterra, come molte altre terre, presumibilmente, era soggetta all'Abate di Montecassino che fece costruire un'Abbazia nella località, ai confini con Castro dei Volsci, ancora oggi chiamata appunto "L'Abbazia".   

Intorno al 1100 Falvaterra fa parte del feudo del vescovo-conte di Veroli che la cedette, intorno al 1200, alla famiglia Pagani. Nel 1301 Adenolfo Pagani la vendette a Pietro Caetani, nipote del Pontefice Bonifacio VII. La famiglia Caetani governò, con alterne vicende, Falvaterra sino a quando, nel 1504, Re Ferdinando il Cattolico tolse ad Onorato Caetani ed affidò a Prospero Colonna le terre appartenenti allo Stato della Chiesa comprendenti anche Falvaterra.
La famiglia Colonna ha governato per molto tempo Falvaterra con alterne vicende di rapporto con il Papa, costituendo uno dei motivi della guerra del 1556 tra il Papa ed il  Re di Spagna che intervenne in difesa dei Colonna. Nel novembre di quell'anno le truppe spagnole al comando del Duca d'Alba penetrarono negli Stati del Papa ed assediarono ed occuparono i Castelli del territorio papale tra i quali quello di Falvaterra che, unico, aveva resistito per nove giorni all'assedio e solo a seguito della completa disfatta delle milizie papali si arrese spontaneamente.
Il lungo e privilegiato rapporto della famiglia Colonna con il popolo di Falvaterra è testimoniato anche dalla concessione dell'insegna della propria Casa all'antico simbolo di Falvaterra. Infatti, all'Incudine fu aggiunta la Colonna che presso gli antichi erano i simboli rispettivamente della costanza e della saldezza.
Il rapporto tra la famiglia Colonna e Falvaterra terminò definitivamente solo a ridosso del 1870 con la presa di Roma da parte degli italiani.
In quegli anni, con l'annessione all'Italia del regno delle due Sicilie, anche Falvaterra fu sconvolta dal brigantaggio, dovuto a bande del disciolto esercito borbonico, spesso capeggiate da nobili napoletani, che volevano il ritorno di Francesco II sul trono di Napoli. Queste bande, per sfuggire all'esercito italiano che dava loro la caccia, erano spesso costrette a varcare il confine pontificio, inquietando non poco la popolazione.

Negli anni successivi all'Unità d'Italia, l'aumento della popolazione e il susseguirsi di annate di scarsi raccolti hanno stimolato una lenta ma costante migrazione di molte famiglie falvaterrane, prevalentemente verso Roma, in cerca di lavoro e di sviluppo. Tale fenomeno si arresta solo negli anni '60  con una significativa industrializzazione della valle del Liri.   

Oggi Falvaterra conta circa 650 abitanti, con un borgo medioevale, attorno alle vecchie mura del castello, conservato sostanzialmente intatto. Nel periodo estivo il numero degli abitanti si moltiplica a causa del ritorno delle famiglie, o loro discendenti, originarie di Falvaterra che tradizionalmente privilegiano questo luogo per il riposo estivo.


Fonte: www.comunedifalvaterra.com




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Informazioni:
Distanza dal capoluogo (Km) 28
Abitanti 596
Altitudine (mt. slm) 279
Superficie territorio (Ha.) 1.277
Prefisso telefonico 0775
C.A.P. 03020

Collegamenti:
Scalo ferroviario Ceprano Km. 5
Casello autostradale Ceprano Km. 7

Telefoni utili:
Uffici comunali Via Montelungo
0775.90015

 
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