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FERENTINO
Si dice che, agli albori della storia umana, il dio Saturno, cacciato dalle sue dimore celesti, trovò accogliente rifugio nella ubertosa Ferentino ed ai suoi ferini abitanti, per debito di sincera riconoscenza, insegnò l'arte di coltivare i campi e le tecniche utili a costruire una vita più comoda e civile. Tale leggenda nacque per giustificare l'ingnegnosa abilità degli abitanti e per magnificare ancor di più la ridente natura, che circonda la nobile città ernica dolcemente distesa sul declivo di una collinetta assolata.
La chiostra dei monti Lepini, che delimita l'ampia e fertile valle del Sacco a sud, e la brulla catena degli Ernici, che a nord sbarra il corso ai rigidi venti provenienti dall'Abruzzo, creano uno spazio geografico, in cui predomina la vastità del cielo, sempre terso e splendente, e la profonda quiete della campagna lussureggiante.
Non rimasero insensibili a tale fascino suggestivo gli antichi Ernici, che in Ferentino, nella notte dei tempi, stabilirono le loro dimore per svernare giungendo con le loro greggi dai pascoli estivi. La città fortificata, che costruirono, Ferentino, era l'ultimo baluardo difensivo prima di conliare ali armenti nella fertile pianura.
Quando i Romani sostituirono questo popolo montanaro nello sfruttamento delle vie commerciali con il sud della penisola italiana, nel IV secolo a.C. ristrutturarono l'abitato e, spianata la sommità della collina nel Il secolo a.C. completarono la nuova fase edilizia con la sistemazione dell'acropoli. Pertanto si evidenziò nella città un duplice circuito murario: una cerchia, più ristretta, cingeva la città alta, nella quale si ubicava il centro religioso: l'altra, più ampia, il perimetro esterno dell'abitato, seguendo l'andamento altimetrico della collina.
I mastodontici macigni, usati per contenere la spinta del colle e incastrati tra loro senza utilizzare malta cementizia, fecero credere ai viandanti che tale imponente opera muraria fosse stata compiuta con l'ausilio dei mitici Ciclopi, fosse intenvenuto di un dio potente. In realtà l'ingegnosa popolazione faceva scivolare dall'alto i massi e, servendosi di macchine e di leve, costruiva a incastro il solido contrafforte.
Nella cinta esterna delle mura vennero aperte sette porte, tante quante le strade di accesso al centro urbano. Le più maestose furono le quattro orientate in direzione dei punti cardinali: a sud Porta Sanguinaria, ad est Porta Casamari o Maggiore, a nord Porta Montana, ad ovest Porta del Borgo. Le mura della cittadella, denominata successivamente acropoli per la sua monumentalità, si aprivano con due porte a sud e a nord alla comunicazione con la città bassa, sede delle attività commerciali e del foro.
Ferentino, la città dalle sette porte, venne assimilata alla mitologica Ilio e come quella fu distrutta molte volte e venne devastata dalle fiamme. Presto sorsero le leggende. Dopo una lotta strenua con gli invasori romani e dopo un'accanita resistenza, gli Ernici ferentinati si sottomisero al nemico, che li vinse solo con la forza della sua legge superiore. Un'altra volta le mura della città tinsero di sangue e la strage fu impressionante: Annibale, il più fiero avversario di Roma, riversò la sua ira sugli eroici ferentinati, ormai alleati del ponolo Romano. Il ricordo doloroso di sì tanto grande e cruenta battaglia rimase indelebile nella denommazione data alla porta, nei cui pressi si svolse la lotta: Porta Sanguinaria.
Terminate le guerre, un lungo periodo di pace si schiuse per la cittadina; l'aria salubre, il clima mite, l'ospitale gentilezza degli abitanti richiamarono villeggianti dalla vicina Roma, congestionata dagli affari pubblici e dal chiasso delle affollate piazze e vie. " Vai a Ferentino, se desideri riposare senza essere infastidito dal frastuono cittadino"; così suggeriva Orazio, il poeta, all'amico Sceva, stanco per gli affanni, che ,gli procurava la vita pubblica.
Non che a Ferentino mancasse una vivace vita economica e politica; ma la calma riposante della campagna assorbiva i rumori e ridimensionava gli impegni di lavoro. La vita scorreva tranquilla, il 1avoro era scandito dal corso del sole e nella gestione del potere non nascevano scandali né si consumavano ingiustizie.
Un notevole uomo politico, ferentinate di adozione, Aulo Quintilio Prisco lasciò erede dei suoi beni l'intera comunità cittadina e volle imperitura memoria al suo testamento, che fece scolpire nella viva a roccia. Altri nobili cittadini si fecero lustro nella storia della città in epoca romana e di ciò sono testimonianza le numerose epigrafi, conservate nel museo cittadino.
Non mancava il momento dello svago. Terminate le contrattazioni al mercato coperto, finite le vivaci discussioni politiche nel foro, nel tardo pomeriggio le gradinate del teatro romano si riempivano di spettatori, cittadini e mercanti, uomini politici e di cultura, desiderosi di gustare l'arte e di assistere a spettacoli di commedie o di tragedie. Nella luce dorata del tramonto il cielo brillava limpido e il forte profilo dei monti Lepini, che si ergevano dall'ubertosa vallata, disegnavano la più bella scenografica, che mai si potesse sognare.
Le traversie del regime imperiale, che si dibatteva in lotte di supremazia e nella luce foscadi continue contiure. arrivavano attutite in Ferentino, dove si respirava ancora la sana atmosfera del buon tempo anttico, quando persino un dio aveva preso dimora tra i ferentinati. Le violenze e le scorribande dei Barbari non scalfirono la placida vita cittadina: le mura di Ferentino furono munite dagli abitanti di forti torri e di possenti baluardi. invincibili persino di fronte alla più violenta e rovinosa furia devastatrice. Davanti al pericolo le porte si chiudevano e la città poteva resistere per lungo tempo agli assedi grazie ai suoi orti urbáni, alle varie cisterne per la raccolta delle acque piovane ed ai numerosi pozzi.
Un altro potente aiuto accorreva ai bisogni di salvezza della popolazione: il santo martire Ambrogio, che sotto Daciano, con il sangue, aveva testimoniato l'adesione alla nuova fede cristiana. Un giorno, mentre tutta la provincia di Campagna tremava per l'assalto delle truppe saracene, dall'alto delle mura di Ferentino Ambrogio, scintillante di luce e di gloria, sguainata la spada, si mise alla testa di un esercito sterminato di soldati, le cui armature, splendenti di corruschi bagliori, intimorirono a tal purito le truppe infedeli da farle inditreggiare senza colpo ferire. Attoniti i ferentinati assistettero al prodigio: e quale fu lo stupore, quando i loro occhi poterono vedere che il fiero esercito salvatore era composto di umili e lente lumachelle. Il martire Ambrogio, cui nel pericolo si erano rivolti, li aveva salvati, dimostrando la sua forte intercessione e confondendo la superba baldanza del nemico.
Dal X secolo d.C., divenuta la situazione politica generale più calma, la vita rifiorì in Ferentino; riprese rigogliosa l'attività economica e la volontà di vivere e di abbellire la propria città si manifestò in un notevole sforzo edilizio, che rinnovò edifici pubblici e privati, innalzò molte splendide chiese.
La vita politica si spostò intorno alla piazza del Comune e la legge fu codificata nel corpo norrativo degli Statuti Cittadini. La nuova legge sanciva l'autonomia dell'organismo comunale, nato con il beneplacito dell'autorità ecclesiastica, influente nella vita cittadina per la presenza di potenti famiglie feudali che rappresentavano gli interessi della curia pontificia. Le fazioni politiche ben presto fecero la comparsa nel tessuto cittadino e cominciarono una lunga e dispendiosa guerra civile, in cui si intromisero le città viciniori e l'onnipresente feudalità ecclesiastica.
Il culmine della potenza economica e civile di Ferentino si ebbe nel XIII secolo quando le istituzioni comunali si erano rafforzate e la città, una delle più antiche sedi episcopali, ospitava la Curia Generale del Rettore di Campagna e Marittima. Xel breve volgere di cento anni il comune si aprì ad una politica di respiro internazionale a causa della residenza di papi come Innocenzo III, Onorio III e di imperatori come Enrico VI e Federico Il di Svevia.
L'assetto urbanistico venne rinnovato e sorsero edifici e quartieri ancor più monumentali, che potevano gareggiare in potenza e splendore con le vestigia imponenti dell'antichità romana. Sull'acropoli troneggiava il complesso architettonico della cattedrale e dell'annesso episcopio, che ospitava anche la sede della Rettoria di Campagna. Da tale posizione di preminenza il centro del potere religioso raffigurava sensibilmente il sogno teocratico di Innocenzo III, sogno che si concluse tragicamente con il triste periodo della cattività avignonese.
Nel periodo dell'eclissi del potere pontificio la vita politica e commerciale continuò a scorrere nell'alveo delle norme statutarie, ulteriormente ampliate e ammodernate al tempo dei cardinale Albornoz, alla vigilia del rientro del papa nella sede romana. Nel XV secolo Ferentino fu una prestigiosa sede episcopale, ambita dai più nobili esponenti delle casate baronali specialmente per le sue laute prebende: tuttavia i primi germi della crisi. che sarebbe culminata nel XVII secolo, cominciarono ad emergere.
Le lotte, mai sopite, tra fazioni, fomentate dall'ingerenza delle città vicine, il coinvolgimento della storia di Ferentino con la generale crisi della penisola italiana, che s'avviava a perdere la sua indipendenza, erosero la floridezza economica della cittadina. Anche il territorio di Ferentino conobbe le tragiche vicende delle lotte che opposero Francia e Spagna per il predominio in Italia. Vincitrice la Spagna, sorse con il Papato un contrasto, che alla metà del sec.XVI si chiuse con il trattato di Cave: tale trattato imponeva la distruzione di tutte le fortificazioni militari edificate nei territori pontifici confinanti con il Regno di Npoli, ormai saldamente in mano agli spagnoli. Furono demolite le torri medievali di Ferentino e tramontò definitivamente ogni velIeità della cittadina a collocarsi nel tessuto delle nuove direttrici della storia.
A questa non florida situazione si aggiunse la crisi morale delle popolazioni, che subirono non senza smarrimenti le innovazioni promosse e sostenute dalla Riforma Cattolica. Nel lungo travaglio del secolo XVII la realtà marginale della storia di Ferentino non costituì un elemento negativo; anzi si consolidarono nuove strutture economiche e religiose, che favorirono il risveglio nel secolo dei lumi.
In tale periodo, come nel lontano XIII secolo, si verificò un rinnovato fervore edilizio, che cambiò quasi totalmente la fisionomia del paese, rimasto ancora all'assetto urbanistico medievale. Simile ristrutturazione nacque certamente dalla necessità di riparare edifici ormai fatiscenti per la loro vetustà, ma non fu del tutto assente l'esigenza di costruire nuovi quartieri per soddisfare i bisogni di una popolazione cresciuta di numero dopo la lunga fase di decremento demografico del secolo precedente.
Fu una sistemazione funzionale: si demolirono edifici, si aprirono nuove strade e si crearono nuovi spazi. Ai due centri del potere medievale, l'episcopio ed il palazzo comunale con l'antistante piazza, si aggiunsero altri spazi di traffico e comunicazione. L'abitato urbano si estese anche nelle ampie zone degli orti cittadini, ubicati nella zona occidentale della collina e contigui alla piazza di S. Valentino.
La borghesia imprenditoriale, che per lungo tempo aveva preferito la più lussuosa vita romana, tornò a risiedere in Ferentino, per curare maggiormente le rendite fondiarie e la conduzione dei vasti terreni di sua proprietà. Imponenti ed austeri palazzi in stile neoclassico accolsero i nuovi signori della città, ricchi per censo e per attività produttiva.
Il clima culturale, fino a quel momento stagnante, si rianimò di nuova linfa; si potenziarono gli istituti di istruzione già esistenti, se ne crearono altri, aperti per la piccola borghesia, che in paese si affiancava dignitosamente ai proprietari terrieri ed agli appaltatori. Fiorì di nuovo l'artigianato; grazie a bonifiche ed all'introduzione della mezzadria, che sostituì in parte il sistema enfiteutico, anche l'agricultura conobbe un nuovo slancio.
Lo snellimento dei sistema burocratico, causato dalle rivoluzioni francese e napoleonica, e la più facile comunicazione di idee favorirono l'inserimento di Ferentino nell'esaltante pagina della storia risorgimentale italiana. La città donò alla causa dell'Italia unitaria ed indipendente i suoi figli migliori: Alessandro Angelini. Necci, Achille Giorgi.
Raggiunto il nobile fine di una patria finalmente libera, non pochi e semplici furono i problemi da risolvere: la popolazione era laboriosa, ma le condizioni socio-economiche troppo arretrate. Dolorosamente si assistene, tra la fine del XIX secolo e gli inizi dei XX secolo, al triste fenomeno del emigrazione; molti ferentinati abbandonarono la patria per trovare lavoro e degna sistemazione al loro ingegno.
Il XX secolo fu reso ancor più tragico dalle due guerre, che insanguinarono il mondo e ne consumarono le risorse accumulate. La brutale esperienza bellica non fiaccò lo spirito dei ferentinati, che ben presto risanarono le dolorose ferite, causate dall'ultimo conflitto mondiale.
Oggi la città di Ferentino si colloca positivamente nel contesio economico-politico della Ciociaria: fiorente nelle sue attività economiche, vivace in quelle di propulsione culturale, centro notevole di turismo artistico e termale grazie ai funzionali impianti delle Terme Pompeo, che sfruttano le locali sorgenti di acqua solfurea, e grazie anche all'ottima cucina e alla ricettività alberghiera (Albergo Ristorante "Bassetto", e Ristorante Primavera).
Vi sono purtroppo ancora molti ostacoli, che impediscono il normale corso delle attività verso un progresso sempre più pieno e democratico; ma la saggezza della gente ferentinate saprà, come è successo nel passato, trovare la giusta soluzione ai suoi problemi ed aprire agevolmente la strada all'avvento del terzo millennio della storia.
Fonte: www.comune.ferentino.fr.it
Da vedere in Città
Duomo: di età Romanica ha una semplice facciata a spioventi con tre porte architravate,la superficie è alleggerita da una monofora, il pavimento, il candelabro pasquale, i plutei e il ciborio sono tipiche opere cosmatesche
Chiesa di S. Maria Maggiore: risalente al III sec., con facciata adorna di portale, rosone e cornici classicheggianti, interno slanciatissimo su pilastri e archi ogivali, abside rettilinea e transetti dominanti dal tiburio ottagonale secondo uno schema chiaramente centralizzato
Teatro Romano: si trova in prossimità di Porta Sanguinaria. Le gradinate e il corridoio di accesso all’orchestra e al proscenio sono ben visibili, come la forma per l’incasso di uno dei pali che sorreggevano il velario
L’Acropoli: fu costruita da Aulo Irzio e M. Lollio intorno al I secolo a.C. Si può accedere all’interno grazie ad un grande sottopassaggio dove S’Ambrogio fù prigioniero e dove sono conservate una collezione di arte antica e medievale, e oltre al calco dell’iscrizione dedicato ai due censori
Mura Ciclopiche: queste mura ciclopiche o pelosgiche, formate da giganteschi blocchi di pietra incastonati tra loro, sono di notevole importanza in quanto vennero costruite per difendere la città
Il Testamento di Aulo Quintilio: è un monumento a forma di edicola epigrafe scolpito nella viva roccia risalente all’epoca Traiano del II sec. d. C. dove sono riportate le ultime volontà a favore del suo Municipio.
Egli fù uno dei personaggi più importanti del Senato Ferentinate
Mercato Romano: costruito in età siliana è uno dei primissimi modelli del mercato coperto risale al I secolo a.C. Importante la sua navata centrale
Torre Noverana: chiamata anche Torre Onoria è di stile medievale
Ponte Sereno: risalente al 260 d.C. consta di otto archi a tutto sesto molto larghi e le basi dei pilastri sono in opera poligonale
Piazza Mazzini: in passato chiamata Piazza Grande è sostenuta sulle volte di un antico tempio romano, importante per i suoi reperti archeologici e la statua di Aulo Quintilio Prisco dove tempo fa era collocata
Terme di Pompeo: famose per le acque minerali note dall’epoca Romana, sono oggi dei centri termali del benessere curativi
Informazioni:
Distanza dal capoluogo (Km) 11
Abitanti 19.727
Altitudine (mt. slm) 245
Superficie territorio (Ha.) 8.052
Prefisso telefonico 0775
C.A.P. 03013
Collegamenti:
Scalo ferroviario Ferentino Km. 6,6
Casello autostradale Anagni Km. 14
Telefoni utili:
Uffici comunali Piazza Umberto I
0775.2481
Sito Web:
www.comune.ferentino.fr.it